Carissimi,
“Tutti i nodi vengono al pettine”: un proverbio che sintetizza perfettamente le prospettive di Milano per l’anno 2025 appena iniziato. I nodi riguardano diversi temi fra loro collegati: le inchieste sulle torri edificate nei cortili con SCIA; la scadente qualità ambientale urbana (l’aria milanese e lombarda rimane una delle più inquinate d’Europa) e le misure necessarie per tutelare la salute dei cittadini; l’incapacità di porre un argine agli interessi della finanza immobiliare per tutelare l’interesse pubblico nelle trasformazioni urbane.
Tutti questi diversi temi trovano una sintesi in due progetti speculativi che interessano il territorio dell’Ovest milanese: il Progetto Stadio e il Progetto Maura.
Approfondiremo, passo dopo passo, il percorso da fare e gli strumenti a nostra disposizione per garantire che le scelte sul futuro di Milano vengano prese nelle istituzioni rappresentative dei cittadini, anziché in consigli di amministrazione di società finanziarie che nessuno ha eletto.
Per farlo, però, è bene avere chiara la dimensione e il peso della partita che stiamo giocando.
“Agire localmente, pensare globalmente”: è lo slogan con il quale gli ambientalisti della mia generazione si sono formati: ogni iniziativa, anche piccola e localmente circoscritta, può contribuire a cambiare il mondo nel quale viviamo.
Quella milanese è l’area urbana più densamente cementificata d’Italia e tra le più inquinate d’Europa. Le immagini di seguito riportate (ISPRA) indicano graficamente lo spaventoso consumo di suolo avvenuto nel territorio di Milano e Provincia a partire dal 1954 fino al 1990. Dal 1990 in poi qualcosa è cambiato: il consumo di suolo si è progressivamente ridotto. Cosa è accaduto? Ci arriviamo fra poco.
Le aree agricole terre di conquista delle società immobiliari. Negli anni Sessanta e Settanta si registrano crescenti flussi migratori concentrati su Milano; dagli anni Ottanta in avanti, questi flussi producono una urbanizzazione sempre più vasta anche nei Comuni esterni della Provincia milanese. Non è un fenomeno esclusivamente locale: anche nel resto d’Europa cresce la spinta all’urbanizzazione; ma in Italia, e a Milano, ciò avviene in modo squilibrato perchè i forti interessi immobiliari non vengono regolati da adeguate leggi urbanistiche (per capire una delle ragioni del disastro urbanistico in Italia dagli anni Sessanta in avanti, consiglio questa breve nota di Edoardo Salzano: https://www.altritasti.it/index.php/archivio/ambiente-e-territori/1222-la-proposta-di-fiorentino-sullo-e-la-sua-sconfitta).
La dinamica prevalente era questa: le società immobiliari acquistano le aree agricole situate a ridosso delle zone già urbanizzate; la prima conseguenza è l’immediata revoca del contratto di affitto con gli agricoltori (in genere ventennale): l’attività agricola viene prorogata di anno in anno, senza prospettiva di investimenti, creando un clima di precarietà con progressiva riduzione dell’attività primaria e crescente degrado di terreni e cascine; il passaggio successivo, una volta dismessa l’attività primaria, è la richiesta di una variante al Piano regolatore comunale, per trasformare i terreni da agricoli a edificabili. Pensate che nel decennio 1980-1989 il Comune di Milano ha approvato 200 varianti al Piano Regolatore Generale! In questo modo il territorio viene progressivamente impermeabilizzato, il verde agricolo viene invaso dal cemento, e l’immobiliarista che ha comprato aree agricole a 100 lire al mq trova moltiplicato per mille volte il valore delle medesime aree.
L’”invenzione” del Parco Agricolo Sud Milano. A fronte dell’inerzia politica di fronte al continuo assalto al territorio da parte dei gruppi immobiliari, i cittadini si organizzano in rete (come il nostro “abbraccio alla Maura”, trent’anni dopo). Nasce l’Associazione Parco Agricolo Sud Milano che promuove una legge di iniziativa popolare (presentata in Regione Lombardia nel 1987) per la creazione di un grande parco sull’intero territorio metropolitano milanese, finalizzato a preservare agricoltura e ambiente dall’espansione del cemento. L’iniziativa si diffonde ovunque, a Milano nasce Officina Ecologica che lavora sui territori dell’Ovest milanese proponendo un’estensione del parco dentro la città di Milano. E’ il 23 aprile 1990 quando il Consiglio regionale della Lombardia approva la legge n. 24 istitutiva del parco regionale di cintura metropolitana denominato "Parco agricolo Sud-Milano": a Milano vengono incluse nel Parco anche le aree agricole a sud di Cascina Campazzo e Parco Ticinello, e a ovest tutte le aree agricole di Trenno inclusa cascina Melghera, Parco Trenno, Bosco in Città e gli impianti ippici di San Siro (ippodromo del Galoppo e le piste Trenno e Maura). Da quel momento, le aree agricole controllate dai palazzinari non sono più trasformabili in aree edificabili: sono aree tutelate da una legge regionale, di livello superiore rispetto alle norme comunali. E’ la fine dell’espansione incontrollata del territorio urbanizzato: i palazzinari vendono diverse aree agricole, i fittavoli precari diventano in molti casi i nuovi proprietari. Oggi il Parco Sud ha un’estensione totale di circa 47.000 ettari, circa il 30% della superficie totale della Città metropolitana di Milano, di cui coinvolge 60 dei 134 comuni compreso il Comune di Milano. Un dato importante per capire l’importanza di questo parco: dal 7° Censimento Generale Agricoltura in Italia elaborato nel 2022 da Istat, emerge che dal 1990 ad oggi in Italia il numero di aziende agricole si è ridotto del 60% e sono stati abbandonati il 23% di ettari di terreni agricoli. Nel Parco Sud invece, oggi come trent’anni fa, sono attive circa 900 aziende agricole, con produzione di elevata qualità; ci sono 400 aziende di allevamenti, 40 aziende con vendita diretta di prodotti, 592 cascine, 42 mulini. Un ecosistema tutelato e prezioso per l’area più densamente urbanizzata e inquinata d’Italia. Tutto bene, quindi?
Le nuove sfide per difendere il sistema verde del Parco Sud. Il Parco Sud è stato finora gestito da un organismo direttivo composto prevalentemente dai sindaci dei Comuni inclusi nel territorio del Parco; e questi sindaci, a prescindere dall’orientamento politico, devono rispondere direttamente ai propri cittadini. Il Parco Sud non è mai stato un’astratta entità cartografica colorata di verde, bensì un sistema ambientale che respira ed agisce in relazione diretta con il territorio: questo spiega perchè, finora, pesanti progetti infrastrutturali che gravano sul territorio del parco (nuovi collegamenti stradali per Malpensa, nuovi poli logistici) siano stati arginati con successo. Regione Lombardia ha però recentemente avviato un processo di revisione del Parco Sud, trasferendone la sede presso la Regione, prevedendo nell’organismo direttivo una riduzione del numero di sindaci e un aumento di dirigenti e funzionari regionali. E’ evidente l’aumento del peso di Regione Lombardia sulle scelte future del Parco. Per quali obiettivi?
Il verde di cintura urbana: una partita strategica per Milano e per l’intero Parco Sud. Finita l’epoca delle varianti a catena dei Piani regolatori comunali, le pressioni immobiliari si concentrano oggi su specifiche aree di enorme valore ambientale: le aree verdi di cintura urbana. Il Piano Territoriale del Parco Sud suddivide il territorio in tre categorie: i territori propriamente agricoli (art. 25), i territori agricoli e il verde di cintura urbana (art. 26) e i territori di collegamento fra città e campagna (art. 27).
Il sistema del verde di cintura urbana – formato da aree sia pubbliche che private, sia agricole che sportive, sia aperte che recintate - è quello che caratterizza le aree del Parco agricolo comprese nelle zone del Sud e dell’Ovest milanese, da Trenno agli impianti ippici. Sono aree che segnano il confine del territorio urbano in ognuno dei 60 comuni del Parco ed hanno un’importanza strategica: senza la loro salvaguardia verrebbe meno la continuità del verde fra città e campagna, di straordinaria importanza per il nostro ecosistema.
Fino ad oggi, queste aree sono state tutelate dalle pressioni di trasformazione immobiliare; basterebbe un precedente, uno solo – come il Progetto Maura, finalizzato a edificare una nuova City Life nell’area ippica oggi tutelata dal Parco Sud - per avviare a catena una serie di analoghe trasformazioni in altri comuni, avviando la fine del sistema-parco.
In conclusione, lo slogan di Barry Commoner “Agire localmente, pensare globalmente” risulta più che mai attuale: fermare i neo-palazzinari e i loro referenti istituzionali significa non solo preservare l’Ovest milanese da una nuova cementificazione analoga a City Life: significa difendere il Parco Agricolo Sud Milano, un vasto polmone verde insostituibile per tutelare agricoltura, ambiente e qualità ambientale per noi e per le future generazioni.
Un caro saluto a tutti, a presto.
Enrico Fedrighini
Decrizione molto chiara del processo storico che ha portato alle aree verdi. Grazie, e coraggio per continuare a tutelarle con la stessa lucidità e tempestività
Buongiorno Enrico, grazie per il suo importantissimo impegno.
Vorrei documentarmi sul problema delle" le inchieste sulle torri edificate nei cortili con SCIA" C'è qualcosa di affidabile a cui fare riferimento? Grazie Flavia Previtali